Firma maneat praxis in ecclesiis sacras imagines fidelium venerationi proponendi; attamen moderato numero et congruo ordine exponantur, ne populi christiani admiratio excitetur, neve devotioni minus rectae ansa praebeatur.
Sia mantenuta la prassi di esporre nelle chiese le sacre immagini alla venerazione dei fedeli; tuttavia siano esposte in numero moderato e con un conveniente ordine, affinché non suscitino la meraviglia del popolo cristiano e non diano occasione a devozione meno retta.
The practice of displaying sacred images in churches for the reverence of the faithful is to remain in effect. Nevertheless, they are to be exhibited in moderate number and in suitable order so that the Christian people are not confused nor occasion given for inappropriate devotion.
Debe conservarse firmemente el uso de exponer a la veneración de los fieles imágenes sagradas en las iglesias; pero ha de hacerse en número moderado y guardando el orden debido, para que no provoquen extrañeza en el pueblo cristiano ni den lugar a una devoción desviada.
cc. 1276, 1279; MD III; SAr 542-546; SC 11, 125; LG 65, 66; IGMR 278; SCCD Normae, 25 mar. 1973 (AAS 65 [1973] 280-281).
Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Direttorio su pietà popolare e liturgia. Principi e orientamenti, 17 dicembre 2001, Città del Vaticano 2002, nn. 238-244, pp. 199-203.
Congregatio de causis sanctorum, Instructio. Reliquiae in Ecclesia: fides et conservatio, 8 dicembre 2017, in AAS 110 (2018) 119-129.
Il canone ripropone quanto chiaramente indicato da SC 125: «Si mantenga l’uso di esporre nelle chiese le immagini sacre alla venerazione dei fedeli. Tuttavia si espongano in numero limitato e secondo una giusta disposizione, affinché non attirino su di sé in maniera esagerata l’ammirazione del popolo cristiano e non favoriscano una devozione sregolata». Viene dunque affermata la piena legittimità dell’uso delle immagini sacre fatta salva la necessità di un numero moderato e di un ordine conveniente. Cf Direttorio su pietà popolare e liturgia, nn. 238-244; Giovanni Paolo II, lett. apost. Duodecimum saeculum, 4 dicembre 1987, nn. 8-11, in AAS 80 (1988) 241-252. Compete ai vescovi diocesani (cf cann. 835 § 1 e 838 § 4) disporre in materia e vigilare che le immagini esposte al culto pubblico siano conformi alla dottrina e alle tradizioni approvate dalla Chiesa (cf can. 1279 del CIC 1917). Il Codice precedente affidava espressamente all’ordinario del luogo anche la vigilanza sulla stampa di immagini sacre (cf cann. 1385 e 1399, 12°): la medesima competenza sulla pubblicazione di immagini sacre è richiamata nel Codice vigente in modo implicito nelle norme relative agli strumenti di comunicazione sociale (cf cann. 822-832).
S. Boiron, Trente et les images, in «L’Année canonique» 46 (2004) 195-221;
O. Celier, Problèmes posés par la régulation actuelle de la dévotion au Saint-Suaire, ibid., 35 (1993) 97-101;
V. Lanzani, I Patroni, in Notitiae 25 (1988) 226-233;
E. Piacentini, Storia del culto liturgico e popolare. Implicazioni canonico-liturgiche, in «Monitor ecclesiasticus» 124 (1999) 337-349.
Communicationes 5 (1973) 44-45; 9 (1977) 268; 12 (1980) 319-323; 373; 35 (2003) 237-239; 247; 266.